Abstract Tesi di Laurea Magistrale di Pavan Elisa

Docente relatore: Prof. Andrea GIUSTINIANI
Data della discussione: 04 dicembre 2014
Titolo: «Il chiostro dell’Abbazia di Follina. “Pietre che cantano”». Poesia e Architettura in dialogo con la Teologia.
 
Arte e teologia. Due mondi estesi, fluidi, complessi e affascinanti. Non è facile addentrarsi nel labirinto di fitte relazioni che intercorrono tra questi due universi, senza correre il rischio di generalizzare o trascurare alcuni aspetti. Non lo è nemmeno provare a balbettare qualcosa circa il rapporto fecondo tra arte e Bibbia. Nonostante ciò, il mio lavoro – dopo un breve capitolo introduttivo sul contesto storico-geografico della cittadella monastica di Follina- segue con umiltà questo cammino prendendo in esame il chiostro di questa meravigliosa Abbazia cistercense, con la consapevolezza che fare teologia oggi senza commuoversi di fronte alla bellezza del Figlio, non può offrire una testimonianza credibile. La via della bellezza, termine e concetto quest’ultimo che mai come oggi è abusato e travisato, ritengo sia una strada necessaria. 
La teologia cristiana deve essere fedele al suo fondamento: l’Incarnazione. Partendo dal presupposto che Dio stesso ha assunto una forma e si è lasciato vedere, toccare, ascoltare, è giocoforza necessario che tale forma debba essere percepita a livello sensibile. La Parola che Dio rivolge all’uomo infatti si è manifestata anche attraverso le forme storiche dell’arte della cristianità. Le due forme che ho deciso di prendere in esame e mettere in dialogo con la teologia sono poesia e architettura e più precisamente l’architettura monastica cistercense del chiostro e la teologia poetica di Turoldo. Un frammento della poesia Dialogo della Chiesa e del Chiostro del frate servita mi permette di offrire al lettore una lettura simbolica degli elementi strutturali del chiostro. In questi versi troviamo condensati i principi dell’architettura cistercense ma soprattutto in essi ogni elemento fa riferimento all’unione dell’uomo con Dio, del finito con l’Infinito. L’epifania umano-divina di Cristo è perpetrata nelle “Pietre che cantano”; le diverse forme d’arte non fanno che celebrare il Mistero dell’Incarnazione. Il principio cristologico e trinitario ancora un volta diviene quel filo rosso che offre una chiave ermeneutica tanto dell’architettura quanto della poesia.